Tutte le storie hanno un inizio e una fine, ma è “il durante” a renderle speciali. Le lacrime, la tristezza e il ricordo prendono il sopravvento in questa giornata che nessuno avrebbe mai voluto vivere. Potranno esserci tanti altri bomber, ma quella mano al petto dopo ogni gol, con conseguente dedica alla curva, beh, quella come si fa a dimenticarla? Forse caro Miro, avresti meritato un addio diverso, in uno stadio esaurito dopo una stagione spettacolare, ma proprio la serata della tua ultima partita fa riflettere e fa capire, quanto la tua grandezza riesca a mettere d’accordo tutti. Ci sono tanti attimi, che potrei prendere per descriverti. Un gol o un assist, invece no, prendo il minuto 73 di Lazio-Fiorentina, la tua ultima volta in campo. Felipe Anderson ti si avvicinò per concederti l’ultima gioia e tu dimostrasti ancora una volta il tuo unico ed inimitabile stile, rifiutandoti in un primo momento di battere quel rigore che avrebbe rappresentato l’ultima perla di una carriera ineguagliabile, soltanto per non scavalcare le gerarchie. In questi anni caro Miro, ci hai insegnato la cultura del lavoro e tramandato i giusti valori, come un padre deve fare con un figlio. Vederti restare in campo dopo un allenamento con la Primavera per raccogliere i palloni, dopo che tutti sono già sotto la doccia, riassume brevemente i tuoi 38 anni di vita. Grazie a te abbiamo gioito, riso, pianto.