“La Play Station ci aveva lanciato segnali, che avevamo colto solo in parte. Io, Iaquinta, Materazzi e Grosso in Germania eravamo i “magnifici 4” della Play Station. Però a posteriori, quello che ci ha colpito di più a me, Vincenzo e Marco fu l’atteggiamento di Fabio quando giocavamo. Noi tre volevamo quasi sempre giocare con squadre di club, ma lui insisteva ogni volta: “dopo però prendiamo le nazionali.” Quando lo accontentavamo lui a quel punto sceglieva sempre… L’Italia. Esisteva solo quella maglia, i suoi occhi vedevano azzurro ovunque.
Italia, Italia e ancora Italia. Sentiva qualcosa, ma non ci raccontava nulla. Gli scappava una smorfia, o un sorriso, non l’ho mai capito. Giocando con l’Italia giocava anche con se stesso. Cioè Grosso era Grosso anche alla Play. Prendeva palla e puntava sempre l’area avversaria. Chi stava in coppia con lui, in quel momento impazziva:“Fabio e passalo sto pallone. Non è tuo. Mica vuoi diventare l’uomo decisivo…”
Risentita e ridetta oggi, questa frase mette i brividi. Fabio non reagiva e perseverava.
“E quell’altra volta che ha fatto gol con quel tiro incredibile?”
“E quell’altra ancora in cui ha battuto il rigore decisivo e ha segnato?”
E’ vero, nella stanza di Materazzi a Duisburg, ci impegnavamo come se stessimo giocando per davvero, ma in fondo in fondo era tutta una finzione. Non per lui. Fabio stava vedendo oltre.
Stava già vincendo il Mondiale.”
[Alberto Gilardino]
Mamma i BRIVIDI…
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: