Sembra tutto facile: un giorno a 20 anni entri e segni con la maglia dei tuoi sogni; invece soltanto tu puoi sapere quanto sudore e quante lacrime ci sono dietro quel pallone spinto alle spalle di Hart… Facile a dirlo, un po’ meno a farlo: una vita passata ad inseguire un sogno chiamato “Lazio” e che fa rima con “Serie A”. Se in estate fosse stato girato in prestito in qualche categoria minore, chissà, forse la sua carriera poteva concludersi così come era iniziata: su qualche campo insabbiato di provincia tra qualche anno o poco più. Invece tutti hanno creduto nelle sue qualità, soprattutto un mister, il suo mister. Colui che lo ha visto piangere, gioire, imparare, crescere. Esultare per un gol a 16 anni con gli allievi e a 20 con la Lazio dei grandi. Quel mister che nonostante fosse sempre il più piccolo, non ha mai avuto timore di metterlo in campo, perché nel calcio valgono più le qualità della carta d’identità. Oggi Alessandro Murgia è diventato qualcosa di più di un semplice “pischelletto” di belle speranze uscito dalla Primavera. Oggi Alessandro Murgia fa parte di un presente e di un futuro, per cui ha sacrificato un passato.
Aggiornato il 6 Settembre 2017