Caro Roger,
ce l’hai fatta ancora. E questa volta, scusami, non ho potuto fare a meno di scriverti.
Ne hai ottenute tante di vittorie, alcune scontate, altre sofferte. Ma questa, questa era davvero inaspettata. E proprio per questo, forse, la più bella. Contro il tuo rivale di sempre, quel Rafael con cui, quando vi divertite dandovele di santa ragione separati solo da una rete, fate ringiovanire chi vi guarda di almeno 10 anni.
Voglio essere onesto Roger, non seguo molto il tennis, sono anche io un succube del calcio, ma cerco di mantenermi informato. E poi seguo te, che alla fine è un po’ la stessa cosa. Ogni sport tende a riconoscersi in un giocatore, preso come icona, una sorta di deriva dittatoriale nell’incoronare un sovrano tra tanti sudditi. Ti hanno soprannominato ReRoger, e lo trovo il minimo.
Anche a 35 anni, Re Roger, rimani il migliore. E di sicuro questo lo sai, ma oggi dovevo proprio scrivertelo.
Grazie di tutto, perché anche se tu non lo sai, con quella racchetta, oltre alla pallina, cacci via le preoccupazioni e inquietudini mie e di molti.