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Top e Flop Roma-Udinese: il Faraone esce dal sarcofago e stende le mummie bianconere

Era dai tempi di Giulio Cesare e Cleopatra che non si vedeva una simile storia d’amore tra Roma e l’Egitto (Salah? Chi? Mai sentito…). Il Faraone costruisce la sua Piramide di paura e scatena la sua maledizione sull’Udinese, rea di aver provato a profanare la casa di Tutankhamon.

Top Roma

El Shaarawy: il Faraone si risveglia e ne fa due, con la complicità delle mummie che oggi presidiano l’area dell’Udinese. Non segnava una doppietta dal 2005 e comunque era alla Playstation. Oggi in stato di grazia tenta addirittura un tiro al volo in stile Pupone. Impossibile per gli avversari capire cosa vuol fare ogni volta che tocca la palla, come in occasione del primo gol. GEROGLIFICO.

Alisson: pronti via e Jankto spara subito un siluro verso di lui, mentre il portierone stava ancora facendo “ciao ciao” con la manina alla mamma in tribuna. Si assenta per una mezz’oretta per andare a cercare proprio sua madre quando si accorge che non è più in tribuna ed è sparito pure il venditore di hot dog, tale Agenore il wurstellaro di Trastevere. Impara a sue spese che la mano di Agenore “pò esse piuma e pò esse fero”. Quanto ritorna, usa la sua, di mano, per parare il possibile. Nulla può sul gol nel finale. CIAO MAMMA GUARDA COME MI DIVERTO

Dzeko: più che geco, camaleonte. Si mimetizza tra i difensori dell’Udinese restando immobile come loro, per poi comparire all’improvviso urlando “bubusettete!!!”. Simpatico ai difensori avversari quanto il bambino che, negli anni 80, diceva “Mai avuto carie in vita mia!”. Prima segna sull’assist di Nainngollan che rotola insieme alla palla in mezzo alle gambe degli avversari, poi serve l’assist al faraone per il secondo gol facendo vedere i sorci verdi ad Angella che prova a catturarlo. Una volta sazio, torna a giocare a nascondino finchè non viene sostituito. STREGA COMANDA COLOR

Flop Roma

Perotti:  caracolla sulla fascia che neanche il Krasic dei bei tempi… Proprio come l’inutile biondo ex Juve però non incide mai. Offuscato dai due compagni di reparto come Iniesta seduto tra Messi e Cristiano Ronaldo alla cerimonia del Pallone D’oro, si procura e tira il rigore che nel finale avrebbe potuto cambiare la sua giornata e quella dei fanta allenatori che gli hanno dato fiducia. In effetti ai fanta allenatori la cambia, in peggio. Le loro imprecazioni vengono captate anche dall’osservatorio astronomico dell’Area 51 quando, dopo una danza degna di Zaza agli Europei, colpisce il palo. PERA COTTA

Top Udinese

Jankto: uno dei pochi a provarci. Almeno da fuori qualche zambomba la tira,come dopo 20 secondi quando quasi sorprende Alisson e illude che possa esserci partita. Il giovanotto si farà, ma non nel senso che intende Lapo. Le grandi sono tutte sull’attenti come un adolescente che vede per la prima volta un bel paio di tette, e non quelle della madre. Imita talmente tanto il suo mentore Nedved, che lo stesso Pavel sta pensando di fargli pagare i diritti d’autore. FURIA CECA

Fofana: il giocatore con il nome che più fa venire in mente Jovanotti, ha il merito quando entra di dare peso e solidità alla sua squadra. Pur non facendo niente di particolare, con lui in campo l’Udinese gioca meglio e qualcosa crea. LE TAFCHE PIENE DI FAFFI

Flop Udinese

Lasagna: evidentemente sta già pensando a come digerire le solite battute sul suo nome e si dimentica da solo nel forno. Non combina nulla di nulla, come molti di noi alla prima uscita con una ragazza, ma soprattutto non segna, probabilmente perché oggi non gioca contro di me al fantacalcio a differenza di pochi giorni fa quando ha segnato sbattendo contro una palla vagante. Non è sempre domenica (o mercoledi). INSIPIDO

Larsen: strudel Larsen fa la figura del pinolo sul terzo gol quando trasforma una ridicola rabona di Perotti in un assist al bacio per El Shaarawy. Nell’occasione appare più indeciso di Cassano quando deve scegliere tra un congiuntivo e un condizionale. E come Cassano, nel dubbio, sbaglia tutto. Nel finale sbaglia pure porta: vorrebbe fare un autogol per consacrarsi al dio dell’ignoranza ma segna in quella giusta, rendendo inutile ogni suo sforzo.

 

 

 

 

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