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I cinque insegnamenti che ci ha lasciato il Pordenone

Metti una notte alla Scala del calcio. Ieri sera il piccolo Pordenone ha fatto venire i brividi freddi ad un Inter che non si immaginava una squadra così agguerrita in una sera di metà dicembre con 0 gradi centigradi, forse meno. Sono serviti quattordici rigori per spedire l’Inter ai quarti, sennò ciaoproprio. Ora tutti hanno potuto ammirare di che pasta è fatto ‘sto Pordenone che non è stato per nulla “culone”, ma che ci ha creduto fino alla fine. Golia ha battuto Davide, ma Golia ha dovuto schierare i pezzi da 90 per vincere. E 90 minuti non gli sono neanche bastati e qualcuno nel giro della Nazionale ha pure sbagliato un rigore.

Questa partita ci ha insegnato molto, il Pordenone ci ha insegnato cose che devono rimanere scolpite nei nostri pensieri. Abbiamo raccolto almeno cinque insegnamenti di questa squadra

Spoiler: anche quelli che hanno l’erre moscia hanno tifato per il Pordenone ieri sera

I sogni si avverano

Nelle ultime sette edizioni di Coppa Italia, al “Mezza” sono arrivate squadre piccole di Serie B e due della terza serie a giocarsi il passaggio del turno, e a scrivere un pezzo di storia, contro le milanesi (Novara contro il Milan con 13mila tifosi al seguito; Cittadella, Trapani e Pordenone contro l’Inter). Ovviamente le “strisciate” meneghine hanno passato il turno (e mai vinto la coppa a maggio), ma il sorteggio ha dato la possibilità a squadre con rose inferiori di giocare alla pari contro squadre multimilionarie. E questo ci riconcilia con il calcio, soprattutto dopo che ci sono cascati i cabasissi dopo aver sentito che un giocatore di 18 anni ha subito “violenza morale” prima di firmare un contratto multi e multi milionario.

Un campagna social fatta bene porta entusiasmo. E sana ignoranza

Ammettetelo: avete sorriso o messo un “like” ai post che i Social Media Manager del Pordenone hanno tirato fuori da quando hanno saputo che la loro squadra sarebbe andata a giocare a San Siro contro l’Inter. Un misto di genio “alla Amici miei” e di ignoranza da rendere tutti quanti noi simpatizzanti della squadra che ha un ramarro come simbolo (con buona pace di quelli che hanno l’erre moscia). C’è chi ha parlato di “operazione simpatia”, ma sotto sotto a Pordenone ci hanno creduto fino alla fine. E hanno fatto solo bene. Il presidente Lovisa ha annunciato che i due impiegati avranno un aumento. Più che doveroso, ci pare.

Non si parte mai battuti fino al triplice fischio

Va bene, i bookmakers davano l’Inter qualificata ai quarti già quando i ragazzi di Colucci erano sull’areo in partenza da Cagliari. Come non pensarlo, del resto? Squadra capolista in Serie A contro una squadra della lontana provincia friulana quinta in Serie C, giocatori strapagati da una parte, mestieranti del calcio dall’altra. E con questo? La storia del calcio è piena di scherzetti (e l’Inter nella sua storia ne ha prese spesso dalle piccole) e se il tiro di Magnaghi invece di prendere il palo pieno e tornare in campo fosse entrato in rete o se il tiro di Sain Maza non avesse avuto la sfiga di vedersi respinto dalla gamba di Gagliardini, ora staremmo parlando (e scrivendo) altro. Come del resto se Icardi avesse fatto palo-gol. Ma non l’ha fatto e quindi niente.

40 pullman di sera non sono male

Pordenone dista da Milano 350 km. Va bene che è quasi tutta autostrada, ma sono sempre 350 chilometri fatti da persone che ieri hanno perso mezza giornata di lavoro (o preso ferie) e che oggi forse saranno a casa o che andranno a timbrare consci di aver visto la loro squadra giocare molto meglio della Beneamata. Non c’è nulla da fare, in provincia il calcio lo fanno meglio. Puoi avere tutti gli Icardi e i Perisic che vuoi (ieri schierati in campo insieme gli ultimi dieci minuti regolamentari, quando magari Spalletti neanche voleva convocarli), ma i vari Burrai, Berrettoni, Magnaghi e Nunzella ieri ancora un po’ facevano il colpo gobbo. E davanti a 25mila spettatori (di cui quattromila da Pordenone, con 40 pullman e macchine proprie) sarebbe stato il massimo della goduria. Per loro.

Il turn over in Coppa Italia manca di rispetto all’avversario

Per il Pordenone la partita di ieri sera rimarrà scolpita nella sua storia: di sera, a San Siro, con la diretta tv e uno share da finale di Sanremo. Tutti noi auguriamo ai ramarri di giocare ancora a questi livelli, ma chi ne escono sconfitti sono gli allenatori: che senso ha far giocare sempre le riserve e le riserve delle riserve in coppa? Negli altre Nazioni, la Coppa nazionale è un dovere istituzionale (in Inghilterra la FA è sacra come da noi lo struffolo o gli agnolotti al ragù a Natale), mentre da noi è più che bistrattata, ritenuta quasi un impiccio a differenza di campionato e coppe europee. Meno male che per tutti a giugno c’è il Mondiale che ci renderà tutti più orgogliosi di essere italian…ah no.

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