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Poi sei arrivato tu: volevo fare il calciatore, come Totti.

Hai finito, e io mi sento un po’ più vecchio. Si dice che lo sport sia emozione, qualcuno lo paragona addirittura all’arte, nel tuo caso, nel mio caso, nel nostro caso si tratta semplicemente di vita. Ero un ragazzino quando hai cominciato a giocare, ti chiamavano “El bimbo de oro romano” e per me che sono di Milano era una definizione strana. Volevo fare il calciatore, come Savicevic, come Baggio, ma poi sei arrivato tu: volevo fare il calciatore, come Totti.

https://vimeo.com/201520493

L’ho voluto ancora di più quando sei diventato il simbolo dei ragazzi italiani, quando mancava poco che montavi la cameriera sul tavolo al ristorante nella candid camera di “Scherzi a Parte”. Che figo Totti, pensavo, avrei fatto uguale, se solo avessi potuto. Sei sempre stato diverso dagli altri, non perchè più forte, quello è indubbio, ma perchè più vicino a noi: quando hai sputato a Poulsen hai messo insieme il rancore e le ire italiane per i nostri avversari più scarsi e scorretti. Qualcuno dice che un professionista non dovrebbe fare certe cose, ma se sei bimbo de oro non puoi esimerti, perchè è quello che avrebbe fatto qualunque ragazzo italiano, se solo avesse potuto.

E che dire del cucchiaio a Van der Sar? Anche in quel caso, italianità che va oltre i confini giallorossi. Hai fatto quello che avremmo fatto tutti, se solo avessimo potuto.

Potrei andare avanti all’infinito parlando del matrimonio con Ilary, del gol al volo alla Sampdoria, del tuo essere legato a una maglia e a una città anche nei momenti difficili. Forse in questo caso no, non hai fatto quello che avremmo fatto tutti, se solo avessimo potuto. Grazie Francesco, anche se oggi mi sento un po’ più vecchio per causa tua ho imparato una cosa: non è importante dove andiamo a finire, ma il viaggio che abbiamo percorso insieme. In questo caso sì, lo abbiamo potuto fare.


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