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Gattuso:“Caro Ariedo, ti dò mia sorella se…”

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Gattuso: “Caro Ariedo, se mi dai quello che voglio ti dò mia sorella”… tutto iniziò così

“Marco Materazzi è mio gemello. Cominciammo assieme a Perugia. Non avevo ancora la patente perché minorenne mentre lui aveva già un contratto da calciatore professionista. Lui è stato la mia chioccia, ogni tanto mi sganciava pure qualche banconota da centomila lire per aiutarmi, e mi portava in giro per Perugia con la sua macchina”

Aver vissuto gli anni 2000, gli anni in cui il Milan era la squadra da battere, almeno in Europa, ci ha lasciato un ricordo chiamato: Gennaro Ivan Gattuso.

“Essere calabrese vuol dire dare sempre l’anima, sudare su ogni pallone. Guardate i calciatori calabresi che militano in serie A, sono tutti combattenti, gente che non si scorda da dove arriva, e che è orgogliosa delle proprie radici”

Un ricordo che sarà sempre piacevole da leggere un po’ come guardare Melissa Satta nei mesi estivi.

“Kakà è un fenomeno al 100%. Se quest’anno non vince il Pallone d’oro glielo vado a comprare io. Quando vedo giocare Pirlo, quando lo vedo col pallone tra i piedi, mi chiedo se io posso essere considerato davvero un calciatore”

Andrea Pirlo racconta di quella volta che “Rino Gattuso mi fece vedere la sua collezione di schiaffi”. È un aneddoto estratto dall’autobiografia di Pirlo, “Penso quindi gioco”.        Il racconto dello scherzo di Daniele De Rossi e Pirlo al malcapitato Gattuso, e della successiva reazione di “Ringhio”. O quando Gennarino portò due birre a Oddo e Pirlo per sdebitarsi dell’attesa.

Ma esiste un altro centrocampista in Pirlandia, ed è ovviamente uno che non è paragonabile a lui: per l’appunto quel terrone faticatore di Gattuso.

“Prendevo il telefonino di Gattuso e mandavo un sacco di sms a Braida, il nostro direttore sportivo. Un giorno, nel periodo in cui anche Rino de Janeiro aspettava che il contratto gli venisse rinnovato, ho condotto la trattativa al suo posto. Con un solo messaggio: “Caro Ariedo, se mi dai quello che voglio ti dò mia sorella”. Lui mi ha riempito di botte e ha chiamato Braida: “E’ uno di quegli stupidi scherzi di Pirlo”.
Mi è sempre rimasto il dubbio che si sia sentito rispondere: “Peccato”.


 

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