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Cara Inter, ti scrivo…

Cara Inter,

ma che ti è successo? Fuori dalla lotta scudetto, fuori dalla Champions League, fuori dall’Europa League, fuori di testa. D’altronde ‘pazza inter’ lo dice già il tuo inno. Ma come hai fatto a passare dal tutto al niente? Una lotta per non andare in Europa League, in un derby che ha significato ben di più (semifinale di champions, tanto per gradire). Ma come diavolo sei riuscito, di passare dal triplete, al triplo 0?

Ancora mi ricordo quella finale. 22 maggio 2010. Ero agitato, davvero tanto. Non ero stato così teso e nervoso neanche il primo giorno di scuola, neanche alla prima uscita con una tipella, nemmeno per il giorno dell’orale (di maturità). C***o, avevamo tutto. il bomber, Milito, che a quei tempi faceva gol pure nelle porti girevoli degli hotel. Il fenomeno, Snejder, che mannaggia a France Football, quell’anno meritava d’oro qualsiasi tipo di pallone, perfino un supertele. Eto’o, un giocatore con 2 coglioni grossi come una casa, eppure aveva più donne di un riccio. Poi Lucio, Samuel, Cordoba, una difesa che avrei voluto perfino in tribunale, e Julio Cesar, che parava anche le critiche. E poi lui. Un uomo, un nome, un idolo. Josè Mourinho. Su di lui non mi ci esprimo, potrei essere riduttivo, esagerato, di parte o contro. Lo special One si commenta da sé.

Avevamo troppi motivi per vincere. Zittire i rivali, rompere un digiuno lungo 45 anni. Ma soprattutto, fare quello che nessun altro aveva mai fatto. In due parola: IL TRIPLETE. Insomma, infoiati eravamo infoiati. E portare tutto a realizzazione, che dire, è stata una gioia indescrivibile. Avevo 13 anni all’epoca, ma a rivedere quelle immagini, mi emoziono ancora. Non giudicate, non sono uno di quelli che mette lo sport o il calcio prima di tutto (la figa è la figa, parliamoci chiaro), ma quel giorno non so come potrei scordarmelo. Anzi, tutta quella stagione ha i contorni dell’indimenticabile. Ma i video, dopo un po’ si sbiadiscono, si stancano, perdono quasi significato. A guardare i filmini son buoni di tutti, bisogna quagliare, e non una volta ogni 4 decadi. Perché vincere è stato bellissimo. Ma ora?

Ora, è il degrado. Non siamo tornati quelli pre-triplete. Ma va. Magari. Siamo qualcosa di triste, demoralizzante. Nel 2010 la campagna acquisti era stata fatta così bene che se avessi avuto una cornice, avrei chiesto di esporla in qualche galleria di arte moderna. Ora faccio acquisti migliori io su internet. Per carità, Icardi è un bomber che per quanto fatto vedere in campo e fuori può passare alla storia (ma Bobo era un’altra cosa…), Candreva è uno dei giocatori italiani più forti, ma fa più cross inutili lui che errori grammaticali il buon Totò Di Natala in una maratona di scioglilingua. Banega è stato forse uno dei colpi migliori di tutta la serie A, per di più a costo zero, ma non è andata così di lusso a tutti i fantallenatori che hanno creduto in lui, in lacrime ogni volta che lo vedono in panchina, pensando che per la 40° parte avrebbero preso Andrea Conti. E poi lui, il nuovo Ronaldo, un Neymar ma più simpatico, un Ronaldinho con un dentista che sa il fatto suo: Gabriel Barbosa, in arte maestosamente Gabigol.

Lui davvero non me lo spiego. Preso perché sembrava il nuovo crack del calcio mondiale, Mediaset che su di lui mandava video youtube più sfuocati della mia vista dopo 4 shottini. Poi il suo arrivo, più gente che per Papa Francesco e Obama messi insieme. E poi la panca. Panca panca panca. Neanche il mio vicino di casa, 87 anni, sta seduto al parco, quanto Gabigol sta sulla panchina di San Siro. Eppure la gente lo acclama. Poteva essere il Pandev del nostro triplete. È stato un Kanu che ha sognato di più e giocato di meno.

Ora però vorrei essere serio. Occasionale non lo sono neanche per sbaglio, e se smettessi di tifare Inter mi metterei a seguire la serie B del tamburello, ma per favore, non fatemi questo. Le delusioni d’amore fanno male, ma questa potrebbe essere peggiore. So benissimo di essere in un’epoca in cui le vere emozioni sono più rare di un gol di Destro, e se una di quelle poche la rendete solo un lontano ricordo, minate alla fiducia di molti giovani in questo mondo del pallone. Perché la vita di oggi dovrebbe essere fatta di figa e calcio. Ma se il calcio non lo seguo più, come faccio a farmi dare una tregua dalla tipa?

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